Rassegna stampa

A MAGAZINE, ALUFEM

I NODI DELLA VITA

1) Quando è nata la passione per la fotografia e in che occasione hai scelto in farla diventare un lavoro?
R. quella per la fotografia è una passione innata, direi “genetica”, da piccolo aiutavo mio nonno a sviluppare le lastre di vetro della sua Voigtlander a soffietto che tuttora custodisco insieme ad altre fotocamere della mia famiglia. A 10 anni ho avuto in regalo la mia prima Kodak e da lì in poi non ho più smesso di scattare. Ho iniziato a lavorare, come spesso accade ai figli, nell’ azienda di mio padre. Parallelamente coltivavo la passione per la foto ma poi, col tempo,mi sono accorto che stava diventando un hobby troppo costoso e che assorbiva gran parte del mio tempo libero. Decisi così di trasformarlo in professione.

2) Cosa puoi dirci sulla tua formazione e sui tuoi primi scatti?
R. Ho avuto le mie prime basi tecniche e sul gusto per l’inquadratura da mio nonno e da mio padre che è un pittore di talento. Poi sono passato attraverso il foto club e l’assistenza presso alcuni studi fotografici, dove ho affinato la tecnica legata al mondo del lavoro, così diversa da quella legata al mondo foto amatoriale.
I miei primi scatti erano già indirizzati verso i ritratti, le persone, talvolta provavo con paesaggi, natura, persino caccia fotografica ma, anche se i risultati erano soddisfacenti, a me non rendevano le emozioni che avevo provato nella realtà al momento dello scatto. Così capii che la mia strada era fotografare la gente, anche se ancora non sapevo come.

3) Collabori con grandi nomi della moda, spaziando dagli abiti ai gioielli. Che cosa dà in più a/tuo lavoro questa varietà di soggetti e prodotti?
R. Innanzitutto stimola la creatività, di cui la routine è il peggior nemico e poi, impegnandoti su soggetti che hanno esigenze interpretative differenti tra loro, sei costretto ad ampliare il tuo know-how, riuscendo così ad utilizzare per ogni prodotto il tipo di luce, il taglio dell’in quadratura più adeguati

4) Parliamo del rapporto tra macchina fotografica ed erotismo: come lo concepisci e come Io vivi tu?
R. Il mio è un rapporto molto personale, direi intimo. La machina fotografica è un’estensione del mio cervello, è il “tramite” delle mie emozioni, non conosco altri modi per cercare di esprimere agli altri ciò che provo. Credo comunque che l’erotismo e il vouyerismo siano in qualche modo legati e la fotocamera rappresenti un meraviglioso “buco della serratura” da cui guardare

5)Il corpo legato di una donna splendida, al tempo stesso forte e indifeso:
come fai a trasmettere queste sensazioni di leggerezza e potenza quando scatti?
R. E’ ciò che mi ha affascinato nello Shibari: l’unione di un’eleganza formale con un contesto apparentemente coercitivo a sfondo erotico. Le corde impongono al soggetto una posizione tanto vulnerabile quanto affascinante, la loro tensione crea delle linee di forza, l’equilibrio con cui sono posizionate dà un senso di leggerezza.. .il mix di questi ingredienti conferisce alla donna un’immagine indifesa ma forte della valenza estetica, della potenza che trasmette nel contrastare la tensione della canapa che la avvolge

6) Come scegli il soggetto della fotografia e che cosa ti aspetti dalla modella che posa per te?
R. Non lo scelgo,è lui che sceglie me. Sicuramente ci sono delle caratteristiche morfologiche che si adattano meglio di altre ad interpretare questo genere di foto, ma fondamentalmente nell’incontro con la modella “giusta” io svolgo un ruolo passivo, è lei che mi trasmette quella chimica, quell’energia che fa sì che io le chieda di posare per me.
Non è sufficiente che una modella sia alta,longillnea e carina perché io provi il desiderio di fotogra farla. Deve trasmettermi qualcosa, come un certo tipo di personalità, di atteggiamento, di modo di esprimersi.. .a volte è sufficiente uno sguardo!

7) Utilizzi sia il colore che il bianco e nero. In che occasione preferisci usare l’uno piuttosto che l’altro?
R. AI colore si associano dei significati ben precisi, per cui ricorro al colore quando ritengo che nel contesto di una certa immagine il colore presente enfatizzi il significato che voglio darle. . .tutti sanno come normalmente si associ al colore rosso una valenza di tipo sessuale. Per lo più però io non cerco nelle mie immagini di trasmettere messaggi a sfondo sessuale, che le modelle abbiano un aspetto troppo “carnale” o che il tutto abbia un sapore troppo “documentaristico”. Preferisco lasciare più spazio alla fantasia dell’osservatore e conferire al soggetto un aspetto più grafico, più estetico, togliendo la modella da una situazione di donna nuda, disponibile, che risveglia l’immaginario erotico maschile, per calarla invece nel ruolo di icona, di simbolo della bellezza, collocata al di fuori del tempo e delle mode

8)11 bondage che ritrai è raffinato, sensuale. Che cosa vuoi trasmettere principalmente coi tuoi scatti?
R. Principalmente mi interessa trasmettere il fascino,l’estetica intrinsechi in una situazione di dominazione a sfondo erotico, vissuta come gioco consenziente e mai come forma di sopra fazione o violenza. Sono affascinato dalla statuarietà del corpo femminile, dalla bellezza che riesce ad esprimere, se condotto da mano esperta, anche nelle situazioni più estreme, quelle canonicamente meno legate al concetto di bellezza. . .questa per me è un p0’ una sfida personale! Quando creo un’immagine, mi piace comunque pensare che rappresenti per il suo interlocutore solo il prologo di un racconto, di cui la sua fantasia sarà poi l’artefice: il mio è solo un “La “, da cui partire per costruirsi il proprio brano musicale.

9) Si parla sempre più di fetish in ogni ambito, dalla moda all’arte, quali sono le motivazioni di questo successo, secondo te?
R. Credo che non sia un fatto di successo, quanto di liberallzzazione del pensiero. In altre parole oggi si è trovato il coraggio di rendere pubblici emozioni, sentimenti, gusti sessuali che da sempre fanno parte della realtà e dell’immaginario erotico maschile e femminile, ma di cui sino a pochi anni fa non era dato parlare liberamente. Ecco che il fashion sistem e i media, sempre a corto di idee, hanno trovato nel fetish e nell’ SM finalmente “sdoganati” una nuova fonte da cui attingere, trovando subito riscontro in quel vasto pubblico in cui giacevano latenti queste pulsioni.

10) Che cosa determina, a tuo avviso e nel tuo metodo di lavoro, la qualità e l’emozione di uno scatto?
R. La professionalità. La professionalità, quella vera, è un valore assoluto, che si guadagna difficilmente nel corso degli anni, con l’esperienza, la serietà, la determinazione e la consapevolezza della propria ignoranza. E’ un insieme di qualità, di cui il sa per usare la macchina fotografica occupa forse la percentuale minore.

11) Quanto è importante il feeling che si instaura con la modella con cui lavori per la riuscita del risultato?
R. Più che importante è fondamentale, almeno per me. Sono una persona emotiva, vivo di emozioni e cerco di trasmettere emozioni. . .per ottenere questo risultato, quello con la modella deve essere un dialogo non un monologo, quindi deve comunicarmi qualcosa. . .perché traspala da una mia foto ciò che io provo, la modella deve essere sulla mia lunghezza d’onda, provare le stesse sensazioni, altrimenti l’immagine è finta e non parla il mio linguaggio

12) La bellezza di una fotografia, dal tuo punto di vista, da che cos’è determinata? C’è un segreto, o un elemento fondamentale, che non deve mai mancare per rendere uno scatto “perfetto”?
R. Siamo nel campo dell’immagine, dell’estetica.. .credo che oggi più che mai in questo campo sia tutto molto soggettivo. Non siamo più ai tempi di Leonardo, che inquadrava i canoni estetici del corpo umano all’interno di misure e proporzioni ben definite. . . viviamo in un’epoca dove artisticamente tutto è permesso, tutto è giustificato ed è ritenuto bello ciò che alcune voci “autorevoli” hanno definito come tale.
Da un punto di vista personale ritengo che gli ingredienti della bellezza,intesa come estetica e non emotiva, siano la qualità della luce, l’equilibrio e la simmetria.

13) Ti senti cambiato dagli inizi di carriera a oggi, e se sì come?
R. Ovviamente sono cambiato molto, come tutte le cose a questo mondo anch’io sono in perpetuo mutamento. Se in meglio o in peggio non lo so, né forse mi interessa saperlo. Stò solo seguendo il mio cammino, un percorso cominciato molti anni fa e che spero di seguire fino in fondo, con l’entusiasmo e la curiosità di un bambino, le capacità e l’esperienza dell’adulto…
(forse avrei dovuto semplicemente dire: oggi sono molto più bravo? )

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