Boundless è un progetto fotografico che esplora i confini della bellezza intesa in termini assoluti.
I soggetti ritratti sono donne molto abbondanti, fotografate creando forme scultoree ed essenziali per mezzo di legature eseguite con corde di canapa secondo l’antica arte giapponese dello Shibari.
Tutte le fotografie sono isolate da un qualsiasi contesto spazio/temporale, proprio per sottolineare la forma astratta del corpo modellato e scolpito dalle luci, le forme abbondanti esaltate dalla pressione esercitata dalle corde di canapa, ed enfatizzate dai giochi di luci ed ombre che si vengono a creare.
Boundless
Ogni giudizio sulla valutazione estetica dell’estrema abbondanza delle forme viene sospeso, è come se non esistesse un canone estetico dominante tendente alle forme esili ed affusolate o l’identificazione della bellezza con la magrezza, ma una dimensione femminile assoluta e primordiale, un archetipo di donna feconda che affonda nel patrimonio genetico dell’umanità sin dai tempi più antichi, testimoniato dalle Veneri del Paleolitico, con il massimo esempio dell’espressione delle forme nella Venere di Willendorf.
Queste proporzioni inusuali vengono quindi isolate da ogni contesto etico o sociale, liberate da giudizi morali ed estetici, ed esprimono la loro valenza per ciò che sono: forme plastiche, talvolta espresse al limite dell’astrazione, altre volte mantenendo la loro connotazione antropomorfa, ma senza mai fornire una chiave di lettura carnale od erotica, e senza alcuna morbosità o intento moralistico.
I corpi non vengono ritratti per esaltarne pregi o difetti, ma per comunicare un senso estetico assoluto di armonia delle forme, libero da ogni valutazione personale e da una qualsiasi chiave di lettura, creando paradossalmente un nuovo canone estetico dotato di un plusvalore.
Le forme possono ricordare l’opulenza di Fernando Botero, ma al contrario dei quadri del pittore colombiano in cui le proporzioni sono evidentemente portate all’eccesso e le ombre sono quasi inesistenti, nelle fotografie l’estrema abbondanza non ha mai una connotazione di eccesso volontario, e le ombre giocano un ruolo fondamentale: delimitano e scolpiscono costantemente la figura, che non risulta mai dilatata come nelle opere di Botero, ma sempre ben definita.
L’abbondanza delle forme genera infine un contrasto con l’estrema stringatezza degli Haiku, le brevi poesie classiche giapponesi scelte per accompagnare ogni soggetto.
Un’altra peculiarità di questo progetto è che il fotografo stesso ha studiato e realizzato le legature sulle modelle, giungendo a creare un lavoro assolutamente unico nel suo genere, realizzando dapprima una scultura vivente per poi ritrarla fotograficamente con rigore assoluto. Non c’è nessuna volontà di provocazione, la legatura è un mezzo per ottenere la forma, e non il soggetto della fotografia. L’astrazione della foto fa sì che talvolta la modella stessa non sia il soggetto della foto, ma solo un mezzo.
Generalmente gli esperti di legature si fanno coadiuvare nel loro lavoro da fotografi professionisti, come nel caso di Midori che ha fatto curare al fotografo Craig Morey la realizzazione fotografica della pubblicazione “The seductive art of Japanese Bondage”, che è certamente servita come ispirazione per lo studio di alcune delle legature realizzate in Boundless.
E’ molto raro riuscire a riunire in un’unica figura un esperto di legatura ed un altrettanto capace realizzatore dell’immagine fotografica.
La grande differenza tra questo progetto ed altre realizzazioni artistiche in tema bondage, sta nel fatto che in Boundless le legature hanno una funzione esclusivamente decorativa ed estetica, ed è stato volutamente estromesso ogni possibile richiamo all’universo fetish, della dominazione, ed anche della moda, che invece compare in modo preponderante nelle altre produzioni artistiche.
Sin dalla comparsa del binomio legatura-fotografia, il richiamo al mondo fetish e della dominazione è stato molto presente. Il padre riconosciuto di questo genere fotografico è Irwing Klaw, che sin dagli anni 40 iniziò, insieme alla sorella ed alla modella Betty Page, a produrre materiale fotografico destinato a rimanere nella storia della fotografia fetish.
In tutte le produzioni fotografiche inerenti al bondage, a partire da Klaw fino ai giorni nostri, ci sono dei tratti comuni come ad esempio la scelta di modelle giapponesi o comunque molto minute. Questo non solo per il rispetto di un comune canone estetico e per un omaggio all’origine dell’arte della legatura, ma anche per fini squisitamente pratici.
Alcuni standard possono essere rispettati solo grazie all’uniformità delle modelle, quindi le legature che comportano sospensioni o semi-sospensioni sono molto meno complesse se vengono utilizzati corpi minuti e leggeri.
L’utilizzo di modelle completamente al di fuori degli standard fisici classici ha invece comportato grosse difficoltà in ogni passaggio della legatura, dallo studio alla realizzazione.
Nonostante queste difficoltà oggettive a cui sono pazientemente andate incontro le modelle, non compare mai quell’espressione di sofferenza tipicamente espressa da altri fotografi, come ad esempio Nobuyoshi Araki.
In Boundless le modelle esprimono invece un senso di serena contemplazione, la stessa contemplazione che viene espressa dagli Haiku che accompagnano le singole fotografie.
Anche il lavoro di Namio Harukawa, disegnatore giapponese che esaspera l’abbondanza delle forme femminili per enfatizzare la loro superiorità rispetto a uomini resi gracili e sottomessi, ha un sapore ed un significato completamente diversi.
Nei disegni di Harukawa le legature compaiono solo per immobilizzare e sottomettere le figure maschili, l’abbondanza femminile è solo un pretesto per una superiorità visiva ed oggettiva, oltre che concettuale.
Tutti gli elementi delle sue illustrazioni ruotano intorno alla dominazione, alla superiorità fisica e spirituale della donna.
E’ proprio per l’assenza di qualunque richiamo alla dominazione ed alla sofferenza, l’assenza di carnalità ed erotismo, la sospensione di ogni giudizio morale ed estetico, la grande enfasi ed il rispetto meditativo (quasi religioso) con cui sono state realizzate le immagini di Boundless, che questo progetto si presenta invece in modo assolutamente unico ed inedito, lasciando a ciascuno la propria chiave di lettura, e senza mai cercare di guidare o di convogliare le sensazioni generate dalle immagini.
Haiku
Per enfatizzare l’aspetto contemplativo e meditativo del lavoro, ogni scatto viene accompagnato da un Haiku.
L’Haiku (o Hokku) è la più breve forma letteraria al mondo. Si tratta di una breve poesia di 17 sillabe, oppure composta da 3 righe con una struttura ritmica di 5, 7, 5 sillabe: la dimensione di un respiro.
L’Haiku non è solo una forma di poesia, è anche un modo di vivere il mondo. Focalizza la nostra attenzione su di un singolo momento. Strettamente legato all’estetica giapponese dello Yugen (bellezza che suggerisce mistero, profondità ed una punta di tristezza) ed alla spiritualità del buddismo, l’Haiku sembra ingannevolmente semplice, mentre suggerisce qualcosa di più profondo, spesso evocando la natura misteriosa e transitoria dell’esistenza stessa.
I tre grandi maestri dell’Haiku, Matsuo Basho, Yosa Buson e Kobayashi Issa, vissero durante il periodo Edo (1600-1868) e le loro opere esercitano ancora una grande influenza sull’ Haiku contemporaneo. Masaoka Shiki (1867-1902) iniziò come critico di Basho. L’innovazione dell’Haiku di Shiki ebbe un grande riscontro in tutto il Giappone e riportò in auge il mondo dell’Haiku.
Matsuo Basho (1644 – 1694)
Di tanto in tanto
Le nubi donano riposo
A chi osserva la luna
Kumo oriori
Hito o yasumuru
Tsukimi kana
Ciò che più desidero vedere
Tra i fiori all’alba
Il volto di dio
Nao mitashi
Hana ni akeyuku
Kami no kao
Sono arrivato fino a qui
Senza morire –
E finisce l’autunno
shini mo senu
tabine no hate yo
aki no kure
Stagione delle piogge:
I miei capelli di nuovo
Intorno al pallido viso
kami haete
igan aoshi
satsuki ame
La prima neve –
Il trifoglio si piega
Sotto il suo peso
Hatsuyuki ya
Suisen no ha no
Tawamu made
La luna e la neve –
Vivo guardando la bellezza.
Fine d’anno
Tsuki yuki to
Nosabari kerashi
Toshi no kure
Quando hai acceso la candela
È stato come un lampo
Nel buio
Inazuma wo
Te ni toru yami no
Shisoku kana
Erba estiva:
Per molti guerrieri
La fine di un sogno
natsukusa ya
tsuwamono domo ga
yume no ato
Mentre si risollevano
I crisantemi profumano debolmente
Dopo lo scroscio di pioggia
Okiagaru
Kiku honoka nari
Mizu no ato
I fiori appassiti
Gocciolano i loro semi
Come lacrime
Hana mina karete
Aware wo kobosu
kusa no tane
Una farfalla vola
Da sola tra i campi:
Ombre nella luce del sole
Chô no tobu
Bakari nonaka no
Hikage kana
È un chiaro di luna?
Mani sulle ginocchia meditando
A casa la sera presto
Tsuki shiro ya
Hiza ni te wo oku
Yoi no yado
Sera d’autunno –
Voltati verso di me
Sono solo anch’io
Kochira muke
Ware mo sabishiki
Aki no kure
Com’è ammirevole
Chi non pensa alla fugacità della vita
Vedendo un lampo
Inazuma ni
Satoranu hito no
Toutosa yo
La notte primaverile
È terminata
Con l’alba sui fiori di ciliegio
Haru no yo wa
Sakura ni akete
Shimahi keri
Il bambù sotto la neve
Piegato dal peso
Il mondo sembra sottosopra
Shiorefusu ya
Yo wa sakasama no
Yuki no take
E’ primavera:
Una collina che non ha nome
Velata nel mattino
Haru nare ya
Na mo naki yama no
Usu gasumi
Giardino d’inverno:
Un sottile filo di luna
Sul canto di un insetto solitario
Fuyu-niwa ya
Tsuki mo ito naru
Mushi no gin
Ispira soggezione
Sui germogli delle foglie verdi
La luce del sole
Ara tôto
Aoba wakaba no
Hi no hikari
Sottile lingua di fiamma
Olio gelato nella lampada
Che triste risveglio!
Abura kôri
Tomoshi-bi hosoki
Nezame kana
Yosa Buson (1716 – 1783)
La luce di un lampo –
Il suono di gocce
Che cadono tra i bambù
Inazuma ni
koboruru oto ya
take no tsuyu
Luna di bambù,
Mentre carezza il suolo
Della prima neve
Hatsu yuki no
Soko wo tatakeba
Take no tsuki
Sera autunnale
C’è gioia
Anche nella solitudine
sabishisa no
ureshiku mo ari
aki no kure
Masaoka Shiki (1867 – 1902)
Solitudine:
I fuochi d’artificio che fioriscono –
Dopo, cade una stella
Sabishisa ya
Hanabi no ato no
Hoshi no tobu
Quanto è ancora
Lunga la mia vita?
Una breve notte
Yomei
Ikubaku ka aru
Yo mijikashi
Kobayashi Issa (1723 – 1827)
In questo mondo
Contempliamo i fiori;
Sotto, l’inferno
Yo no naka wa
Jigoku no ue ni
Hanami kana