Rassegna stampa

A MAGAZINE, ALUFEM

JOHN WILLIE e le avventure della dolce Gwendoline

John Willie (all’anagrafe John Alexander Scott Coutts), nato a Singapore nel 1902, era il rampollo ribelle di una famiglia di banchieri. Visse per lunghi periodi in una sorta di esilio in Australia, dove conobbe Holly, la modella che divenne sua moglie.

Nel 1937, mentre si trovava a Sidney, scoprì i libri illustrati dal francese Carlo (uno dei precursori europei del genere tanto amato da Willie) che operava nella Parigi degli anni ’30. Queste edizioni, di scarso contenuto artistico dal punto di vista letterario, erano riccamente illustrate con estrosi capi di abbigliamento e bizzarri marchingegni ideati per infliggere torture corporali e psicologiche  alle malcapitate protagoniste, cadute nelle mani dei loro fanatici aguzzini. Nel primo dopoguerra Willie, che nel frattempo si era trasferito negli Stati Uniti, fondò e mandò avanti da solo la rivista Bizzarre, che all’epoca venne considerata uno scandalo intollerabile per la collettività. Per sfuggire alla giustizia, escogitò l’adozione di caselle postali quali unico riferimento per le comunicazioni con i suoi clienti, dovette rendersi irreperibile e fu costretto a cambiare di continuo indirizzo.

L’importante innovazione apportata da Willie alle immagini di bondage fu il passaggio dalla finzione delle immagini disegnate (che continuava comunque a produrre) alla concretezza delle sequenze fotografiche che ritraevano una o più modelle in situazioni di “damsell in distress”. Tra le più richieste c’erano quelle della candida Gwendoline e della perfida Contessa.

Con l’andare degli anni diminuì l’aspetto feticistico dell’abbigliamento (non dimenticando mai però la cura quasi maniacale dedicata alle calzature) e le modelle andarono gradatamente spogliandosi di fronte alla macchina fotografica, fino a giungere alla nudità totale per i committenti privati.

Bizzarre continuava a pubblicare testi e fumetti, Willie esplorò il tema delle “pony girls” nelle illustrazioni per i racconti The Magic Island e From Girl to Pony ma non abbandonò il tema della “damsell in distress” con il dolce prototipo della virtuosa Gwendoline, alla quale fu associato su scala universale il nome di John Willie.

Nel 1946 Bizarre chiuse temporaneamente, ed anche Wink (il periodico pin-up che riprese la pubblicazione del fumetto intitolandolo Sweet Gwendoline) dal 1948 al 1950, ne sospese la presentazione.

Nel 1950 Willie diede alle stampe il fumetto completo, Gwendoline and the Missing Princess, con una veste tipografica di lusso, andata purtroppo perduta. La pubblicazione si differenziava dalle precedenti sia per la tecnica che per il contenuto: mentre i primi tre fumetti erano realizzati a tratto e propongono immagini molto castigate, il quarto era colorato all’acquerello e mostrava una serie di nudi, in un contesto in cui il feticismo sconfinava nel sadismo.

Nel 1952 Irwing Klaw (fotografo ed editore conosciuto come il “padre” artistico di Betty Page) comperò gli originali da Willie, e li pubblicò in bianco e nero dopo averli fatti censurare dal disegnatore Eric Stanton, deturpandoli irrimediabilmente e intitolandoli New Adventures of Sweet Gwendoline.

Nel 1957 Willie cedette la testata Bizzarre, e si dedicò alla pubblicazione del fumetto senza le purghe di Klaw. Decise di stampare per proprio conto la versione definitiva della prima disavventura della dolce fanciulla, e nel 1958 pubblicò il libro Sweet Gwendoline and the Race for the Gold Cup.

Il 1962 registra la morte di John Alexander Scott Coutts, ed il destino volle che di lì a pochi anni la liberazione sessuale legalizzasse quello che Willie aveva sempre dovuto vendere clandestinamente.

A partire dagli anni ’60, dopo la morte di Willie, iniziò la produzione di alcuni improbabili seguiti delle avventure di Gwendoline, firmate da Gene Bilbrew (Eneg) ed Eric Stenton. Nel corso degli anni il mito di Gwendoline ha rivissuto sotto molteplici forme, arrivando anche ad ispirare il film The Perils of Gwendoline in the Land of the Yik-Yak di Just Jaeckin (1983) e la canzone dei tedeschi Die Ärzte Sweet, Sweet Gwendoline . Nel campo della fotografia, sono moltissimi i nomi che si sono ispirati alle disavventure della dolce fanciulla, soprattutto Helmut Newton.

L’ultima produzione ispirata a Gwendoline (pubblicata in Italia dalla rivista “A” e che sarà esposta in occasione del Bizzarro Film Festival) è quella di un fotografo che ci è molto vicino: Hikari Kesho.

Bibliografia:
– The first book of John Willie – Glittering Images
– The second book of John Willie – Glittering Images

Potrebbe interessarti anche

Scrivi la tua!
Commenta questo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *